Dall’industria pesante alla conoscenza sostenibile: la rinascita di Bagnoli

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Tra la collina di Posillipo e la baia di Pozzuoli sorge il quartiere napoletano di Bagnoli. Area ricordata come sede dell’Italsider e affermatasi come uno dei poli siderurgici più importanti del Sud e dell’Italia intera. Se per quasi un secolo Bagnoli è stata sinonimo di industria e lavoro, in seguito alla chiusura definitiva dell’acciaieria dell’Ilva agli inizi degli anni ’90, è diventata un territorio oggetto di perenni tentativi di bonifica e riqualificazione territoriale.

Proprio in questa zona è nata dall’idea del fisico Vittorio Silvestrini Città della Scienza, museo scientifico interattivo e incubatore d’impresa. Nei locali di una vecchia fabbrica chimica la Fondazione Idis-Città della Scienza lavora per comunicare e condividere il sapere scientifico, affinché conoscenza e innovazione tecnologica possano essere leve di sviluppo economico per l’intera città di Napoli. A dispetto della distruzione di parte dei locali a causa dell’incendio doloso del 2013, la Città della Scienza rimane per Napoli e la Campania un modello di una nuova economia basata sulla conoscenza. Infatti dal 2002 è attivo il Bic – Business Innovation Centre, membro della rete BIC Italia Net e riconosciuto a livello europeo dall’Ebn – Innovation Network, che comprende uno smartlab, un incubatore di imprese e startup innovative, l’AIC – Area Industria Conoscenza, uno spazio di coworking e presto un fablab.  In questi anni sono state selezionate e incubate 120 idee e progetti d’impresa: ognuna di esse ha potuto usufruire di un ufficio, di un percorso di orientamento e servizi di tutoraggio personalizzato con esperti nella gestione aziendale. Crescere respirando l’aria di quest’ incubatore vuol dire anche far parte di un cluster di imprese che secondo una logica di open innovation sono coinvolte in un continuo scambio di idee e competenze, con la possibilità anche di diventare fornitori e partner le une delle altre.  L’importanza di fare rete si è conservata anche tra le imprese che hanno superato con successo la fase di startup e dallo scorso novembre 20 di esse hanno dato vita all’Aic – Area Industria Conoscenza,  a pochi chilometri da Città della Scienza.

Smart city and green economy, biotecnologie, creative industries, Ict e Manufacturing 2.0 sono i settori principali delle diverse aziende incubate. Storie significative si possono rilevare per l’Ict e in particolare la Information security, core business di molte altre aziende campane. L’ Information security , anche conosciuta come cybersecurity, nasce dall’esigenza di assicurare confidenzialità, integrità e disponibilità di dati spesso sensibili. Questa necessità si estende a numerosi settori rendendo la problematica della sicurezza informatica un tema molto complicato e ad ampio spettro. Nonostante l’attualità e la complessità legata alla sicurezza il Bic è stato in grado di agevolare lo sviluppo di progetti in questo ambito. Infatti tra gli spazi dell’incubatore di Città della Scienza è nato il progetto di identity and access control ‘Oscar – Over the Smart Card’, sviluppato dalla startup Bluenet, una carta multi-applicazioni che riesce a riunire i servizi offerti da molteplici card in una sola. Su Oscar Nicola Fedele, CEO di Bluenet, spiega: “Tutti noi abbiamo carte di credito, carte di fidelizzazione di negozi, abbonamenti per i trasporti pubblici e tante altre carte nei nostri portafogli.  Di fronte a questa frammentazione di servizi abbiamo pensato a una nuova soluzione che permetta di usare una sola smartcard per più applicazioni”.  Certo è impossibile pensare di uniformarsi a un unico standard, ma Oscar propone una classica smartcard equipaggiata con un sistema operativo realizzato da Bluenet in grado di interfacciarsi con qualunque sistema di accettazione già in uso garantendo i più alti livelli di sicurezza. Inoltre, questa smartcard multifunzionale sarà connessa allo smartphone attraverso un’applicazione dedicata, in grado di riconfigurare la sola parte relativa ai servizi di cui si ha bisogno in un preciso momento. Ciò significa quindi che l’utilizzo di Oscar non richiederà modifiche ai diversi sistemi di accettazione, ma sarà in grado di adattarsi alle diverse situazioni d’uso. Il progetto Oscar ha partecipato recentemente al concorso Smart City Innovation Awards 2015 e in questa occasione sono state effettuate integrazioni rispetto all’idea inziale per assicurare la sicurezza necessaria, così come richiesto anche dagli stessi promotori dell’evento. Il progetto è stato uno dei cinque vincitori del concorso ed è stato premiato oltre che per l’idea proprio per l’attenzione riservata al tema sicurezza.

Di un altro tipo di sicurezza (Data and information security) si occupa Ssri – Sicurezza Sistemi Reti Informatiche: Digital e Computer Forensics, indagini informatiche. “Ssri offre consulenze alle molte procure della Campania per indagini informatiche sia quelle in cui è commesso un reato informatico, come la classica pedopornografia o accesso abusivo a banche dati di aziende, sia per il recupero e l’analisi di dati informatici”, afferma Marco Alfè. Oggi i software e i dispositivi mobili trattengono una quantità infinita di dati digitali che nel caso di indagini è importante recuperare assicurandone l’integrità. Il team di SSRI è una sorta di polizia scientifica 2.0 che attraverso il know-how in ambito di Information Security si occupa di recuperare prove di natura informatica preservandone l’integrità così come avviene per le prove materiali.

Opera in un’altra branca della sicurezza informatica Bit4id, una delle aziende che ha superato la fase di startup migrando all’AIC. Bit4Id è leader sul mercato internazionale per la Identity Control Technology. Antonio Chello, socio e amministratore dell’azienda, racconta: “La nostra storia inizia con una business unit che dopo la legge Bassanini iniziò a occuparsi di sicurezza informatica e lavorava allo sviluppo di applicazioni e sistema per la firma digitale in IPM, azienda di telefonia pubblica. Negli anni successivi il mio gruppo di lavoro si disperse anche a causa della crisi di IPM e per questo motivo nel 2004 decisi di fondare Bit4id. All’inizio ero da solo, commercializzavo lettori di smartcard e intanto avevo ristabilito i contatti con alcuni dei miei vecchi colleghi.  Sono riuscito a coinvolgerli in questo progetto imprenditoriale e abbiamo lavorato per sviluppare applicazioni per rendere sicura la firma digitale”.  Bit4id attualmente lavora al progetto Digital DNA: un’unica architettura che con la tecnologia PKI – Public Key Infrastructure assicura la corrispondenza univoca tra identità reale e digitale. “L’identità digitale oggi è in forte evoluzione e quindi stiamo cercando di trovare dei sistemi che la rendano semplice da poter utilizzare in tutti i contesti. È importante remotizzare l’identità digitale la cui autenticità viene gestita da centri di sicurezza che in stretto collegamento con lo smartphone o il tablet permettono per esempio di firmare digitalmente documenti. I criteri di sicurezza sono del tutto inalterati o comunque sono svolti come se avessi una smartcard, quindi con Digital DNA creiamo una  smartcard virtuale che permette di entrare in possesso della propria identità digitale accedendo a infrastrutture cloud”, ha spiegato Chello. Oggi Bit4id con un conta 83 dipendenti, di cui la maggior parte proprio a Napoli, sedi in Spagna, Gran Bretagna e Perù.

L’esperienza di Città della Scienza e delle aziende del suo incubatore mostrano come anche nelle periferie di grandi città possano nascere realtà virtuose all’ insegna dell’innovazione, del networking e della conoscenza.

Giovanna D’Urso